Un vecchio amico

In questo momento è come se mi trovassi di fronte ad una persona con la quale un tempo ero legatissimo e che ora mi è semplicemente estranea. Residui di un affetto lontano, ma troppe cose non vissute insieme. Solo al cospetto di me stesso, provo ad ascoltarmi e ad ignorare le accuse di non aver voluto farlo per troppo tempo. Le accuse si ignorano sempre, chissà se per orgoglio o perché effettivamente queste non riescano mai a colpire diritto al cuore. Ma l’accusa è dettata parimenti dall’orgoglio, è una reazione calda, una freccia infuocata scoccata verso la gelida inamovibilità delle persone. Io cerco accuse, senza ombra di dubbio. Io voglio prendermi tutte le colpe, e si badi che questa non è umiltà ma stupido orgoglio. Arriverò al punto di rifiutare quanto credo di meritare.

Niente da fare, la conversazione con il vecchio amico non decolla. C’è quel piacere un po’ triste di ridere alle stesse battute, ma anche quel vago sospetto che quella ruga che solca quel viso che abbiamo di fronte non sia, in realtà, lo specchio di quelle che solcano il nostro. Non resta che abdicare alla formalità, al quieto vivere, l’unico guru al quale possiamo rivolgerci: è stato un piacere rivederti, è stato un piacere essere tornato a scrivere su questa pagina bianca. La sensazione che rimarrà sarà quella un po’ agrodolce che si prova quando si voltano infine le spalle: non sarà mai più come prima.

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